E.M.A.i.A (Early Middle Age In Action)

 

Qui di seguito vi presentiamo il progetto E.M.A.i.A  (Early Middle Age In Action) a cui ArcheologiaMedievale.it aderisce e ne patrocina gli eventi.

 

 

(1) – Il Progetto E.M.A.i.A

Introduzione

Il progetto E.M.A.i.A. (Early Middle Age In Action) nasce dall’incontro di quattro soggetti principali: i gruppi di La Fara e Fortebraccio Veregrense, i membri di Archeotipo (ex spin off dell’Università di Siena) e il prof. Marco Valenti (Insegnamento di Archeologia Medievale dell’Università di Siena).

E.M.A.i.A. segue ad una serie di contatti, cooperzioni e discussioni pluriennali riguardanti la figura ed il ruolo del rievocatore, nel nostro caso allo specifico dell’Alto Medioevo, coagulatesi e giunte infine a maturazione tra l’estate e l’autunno 2014 con la costruzione e l’apertura dell’Archeodromo di Poggibonsi (SI). Una nuova realtà italiana ricostruttiva e dedicata sia all’archeologia sperimentale sia allo Storytelling, la prima in assoluto in Italia incentrata sull’alto medioevo, nella quale i soggetti citati collaborano insieme all’Università di Siena ed ai ricostrutori che si sono impegnati nel ridare vita ad un contesto di IX secolo; progetto destinato ad allargarsi nei prossimi anni, raggiungendo la dimensione dell’intero villaggio indagato archeologicamente.

L’Archeodromo vuole essere una nuova forma di fruizione e di immersione nella materialità della storia da parte del grande pubblico. E’ un mezzo per educare all’archeologia, ed alle storia che sa ricostruire, tutti coloro che sono interessati.

Tale aspetto principale, tra le sue finalità, ha trovato terreno comune e visione d’insieme nelle figure sin qui citate, ognuna attenta per sua vocazione o per mission agli aspetti filologici ed al tempo stesso alle azioni educative che ricostruzione e rievocazione devono detenere.

C’è la condivisione di idee sulla necessità di “sdoganare” la rievocazione come eccezionale strumento educativo di avvicinamento del pubblico alle aree archeologiche ed ai musei, tenendone alto il livello e soprattutto collaborando in unità di intenti con musei di riferimento e istituzioni universitarie.

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Principi condivisi di E.M.A.i.A.

Le esperienze congiunte sinora intraprese (da AD 568 che dal 2014 ha visto come soggetto scientifico di riferimento il Man di Cividale del Friuli, a Luglio Longobardo di Nocera Umbra, sino all’apertura ed alle attività nell’Archeodromo di Poggibonsi, che vede come soggetto referente l’Università di Siena ed il Parco Archeologico di Poggibonsi diretto scientificamente dallo stesso prof. Marco Valenti) hanno fatto maturare alcune convinzioni.

Innanzitutto l’impostazione data all’Archeodromo (che crediamo fondamentale per ogni impresa di didattica: dai musei alle aree archeologiche): una politica dei beni culturali che si basi su musealizzazione-ricostruzione-narrazione-pubblico soddisfatto.

Ciò obbliga forzatamente quei rievocatori che non vogliano continuare nell’approssimazione ad alzare il tenore delle proprie conoscenze, del confronto e dello studio da intraprendere.

La figura del rievocatore che crediamo possa collaborare pienamente ad una politica dei beni culturali deve infatti essere: di alto livello negli aspetti ricostruttivi (dagli abiti ai gesti cioè nelle mappe mentali), collegata stabilmente all’archeologia sperimentale, confronto continuo con accademia e musei, effettuare di conseguenza uno storytelling frutto di razionalizzazione delle conoscenze per la loro divulgazione e non basato su improvvisazione o su “credenze” ed autoconvinzioni.

In definitiva il rievocatore che crediamo possa inserirsi in realtà museali o ricostruttive deve essere in continuo aggiornamento di studio ed in continuo rapporto con le istituzioni.

Deve poi inserirsi in un circuito virtuoso, come in alcune esperienze illuminate del nord e nord est Europa, che definiamo “Politica dei Beni Culturali per le Masse” fondato su tre componenti essenziali:

– la serietà scientifica del processo di costruzione dell’informazione archeologica (che compete alle istituzioni) articolato in ricerca-pubblicazione della ricerca-divulgazione della ricerca per il grande pubblico;

– la narrazione, mediata nel rapporto con le istituzioni, e caratterizzata da iniziative per tutti, sull’uso di tutti i media per la loro divulgazione, tramite racconti e testi essenziali, con grande attenzione al rigore scientifico (ma senza usare il linguaggio scientifico) ed alla materialità della storia;

– turismo e risorse locali; in altre parole: fornire contenuti attrattivi, svolgere iniziative regolari nel tempo ed a cadenze fisse, grande attenzione ai bambini (che portano poi i genitori), fondandosi sull’attrattiva di un pubblico locale stabile e sull’attrarre una famiglia media per due giorni in un determinato territorio.

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Obiettivi di E.M.A.i.A.

Tutto ciò deve portare il rievocatore (che vuole e deve partecipare con soddisfazione ad una vera e propria missione di politica dei beni culturali e quindi divenire parte integrante del processo di diffusione e pubblicizzazione del dato archeologico) a crescere negli standard minimi richiesti.

Il rievocatore, se così vuole essere definito e se intende essere parte di questo processo oggi ineludibile, dovrà cercare il contatto con le istituzioni proponendosi per le proprie qualità e per la conoscenza acquisita e nel seguire un protocollo di crescita che riteniamo essenziale.

Il mondo della rievocazione italiano è infatti in parte snaturato nelle sue vere finalità da una semplificazione estrema di abiti e contenuti rappresentati, dalla presunzione di “sapere cosa era l’antichità” senza mai avere davvero studiato, dalla non cura dei particolari (che è fondamentale) e dal confondersi troppo spesso con le numerosissime feste medievali, o meglio medievaleggianti, che punteggiano la nostra nazione ormai con un’insistenza crescente e non tutte di buon livello.

Questo stessi concetti ed effetti stanno adesso ricadendo su una delle nuove frontiere della rievocazione: l’alto medioevo.

Epoca che vede un crescente numero di gruppi spuntare da un giorno all’altro e che a parer nostro necessita sin da subito una regolamentazione e soprattutto un codice deontologico da applicare.

I soggetti che hanno deciso di fondare E.M.A.i.A vedono pertanto fondamentale il rapporto di reciproco scambio e di verifica da parte delle istituzioni, ed intendono delineare dei criteri standard di qualità per tenere alto il livello di chi fa o intende svolgere rievocazione dell’alto medioevo.

Soprattutto perchè riteniamo tale risorsa vitale, oggi come oggi, per un rinnovato rapporto e forma di gestione di musei ed aree archeologiche, nelle quali la materialità della storia ed il vedere “com’era” costituisce il primo volano per allargare poi il grande pubblico ad approfondire visite e contenuti ed a creare il bisogno di Archeologia nella popolazione.

EMAIA, che si fonda sulla cooperazione a titolo gratuito dei diversi soggetti, intende quindi percorrere queste linee e si propone come un coordinamento, con un comitato scientifico da allargare ma che al momento può essere rappresentato da tre figure istituzionali di alto livello specialisti nell’alto medioevo e attenti da tempo alla rievocazione (dei quali diremo in seguito) e dei membri fondatori che hanno dimostrato nel tempo la loro propensione filologica e la ricerca di un rapporto con le istituzioni (La Fara, Fortebraccio Veregrense, Archeotipo; non tutti i loro componenti ma coloro che già hanno raggiunto ottimi standard).

L’obiettivo è quindi di fornire una sorta di certificazione di qualità a tutti quei gruppi che intendono cimentarsi nell’alto medioevo che faranno richiesta di partecipare al coordinamento E.M.A.i.A, ma che dovranno dimostrare nel dettaglio di avere precisi requisiti filologici e di attendibilità, nonché una chiara conoscenza del periodo storico che rievocano e le conseguenti mappe mentali da applicare nello storytelling.

Ed al riguardo stiamo redigendo una scheda di valutazione destinata a coloro che faranno richiesta di partecipare ad E.M.A.i.A.

E’ in corso di realizzazione attualmente la pagina web con forum e indicazioni bibliografiche, newsletter.

E.M.A.i.A sarà poi presente come logo in tutte quelle iniziative che saranno reputate rientrare negli standard ai quali tutti dovremo attenerci.

A breve daremo ulteriori notizie.

(2) – Il profilo del Rievocatore altomedievale secondo E.M.A.i.A.

Premessa

“Deep roots are not reached by the frost”, la citazione con cui apriamo questo piccolo profilo proviene da un noto professore di lingua eletteratura inglese, docente ad Oxford tra il 1945 e il 1959.

La scelta non è casuale ma al contempo non vuol essere foriera di facili entusiasmi.

Il docente inquestione era lo stesso J.R.R.Tolkien autore del legendarium imperniato sulla Terra di Mezzo, conosciuto dai più proprio per questa opera di fiction e non per la vita dedicata agli studi.

Un ‘opera letteraria ed una accademica, strettamente intersecate e che non possono essere comprese appieno se prese separatamente; allo stesso modo, il revocatore ideale dell’alto medioevo non può essere compreso e, soprattutto, non può farsi comprendere a meno di non essere disposto a delinearsi come un ibrido tra il mondo accademico e della ricerca e quello divulgativo e narrativo della rievocazione.

Come nel contesto educativo (di cui la rievocazione è elemento secante) il rievocare è sia una disciplina con basi scientifiche che un’arte.

Non possiamo prescindere da i riferimenti puntuali e puntigliosi al dato materiale, alla ricerca archeologica e al dato storiografico, ma al contempo non possiamo nemmeno comunicarli in maniera asettica ed elitaria.

Il nostro obiettivo deve essere la divulgazione, la Popolarizzazione (la maiuscola non è casuale), di concetti e idee che altrimenti non arriverebbero mai al grande pubblico ma resterebbero rilegate nelle biblioteche di dipartimento.

Ci si potrebbe domandare perché investire energie, tempo e denaro in un simile operato, non può ovviamente esistere una risposta univoca, ma ci piace credere che quanti aderiscano al nostro statuto lo facciano per il motivo più antico del mondo: per raccontare una storia.

Raccontare la Nostra storia, fare in modo che non venga persa nel ricordo e permettere al presente di essere consapevole del passato e chissà, forse in un eccesso di entusiasmo, permettergli di vivere al meglio il futuro. L’uomo costruisce da sempre la propria identità sulla narrazione, sul “rievocare”gli avvenimenti del passato e il loro peso per il presente. In alcune della civiltà che più hanno influenzato l’evoluzione del vecchio continente esisteva un termine specifico per indicare quelinsieme di piaceri socialifatti di musica, risate luci : il Dream1.

In una società come l’attuale, dalla memoria cortissima, ma mai così tanto dotta sul suo passato, il rievocatore si assume l’Onere e l’Onore di raccontare, di mostrare, di portare al pubblico quella parte della loro storia, e quindi del loro presente, che altrimenti avrebbero solo sfiorato tra i banchidi storia per poi dimenticarsene in fretta.

I principi “alti” che E.M.A.i.A. si prefigge sono contenuti nel codice deontologico (a seguire)  equindi ci limiteremo al piccolo cappello introduttivo per quanto riguardi la visione troppo generale, in questo breve documento cercheremo invece di entrare maggiormente nello specifico.

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Cos’è l’alto medioevo; ovvero cos’è stato il lungo periodo che vogliamo rievocare

L’altomedioevo che rievochiamo è quello italiano.

Ciò che avviene nel Barbaricum è fuori dalla nostra portata, per “appartenenza” e per serietà, seppur straordinario per quanto riguarda i risultati di decenni e decenni di ricerche altamente proficue.

Non ci interessiamo solo di ricostruire personaggi e la cultura materiale che li caratterizzava.

Bensì il nostro obiettivo è narrare una società.

Ma quale tipo di società cerchiamo conoscere, impersonare, divulgare e diffondere?

L’altomedioevo è infatti un periodo lunghissimo; convenzionalmente ha inizio con l’anno 476 e termina alle porte del 1000 ed è al centro di un dibattito plurisecolare con posizioni molto differenziate.

Aldilà di una chiave interpretativa economicistica, che ha prodotto confronti straordinari e sintesi recenti di livello altissimo (da H. Pirenne 1990/1937, Maometto e Carlomagno sino all’enciclopedico C. Wickham 2005, Framing the early middleAges, Oxford), in realtà un dibattito a tratti feroce è avvenuto tra due diverse e contrapposte posizioni: continuisti e discontinuisti.

Più nello specifico, l’interesse per le società ascrivibili nel periodo compreso fra V-VI secolo e IX-X secolo trova le proprie lontane radici, ed una corretta contestualizzazione, nel più ampio panorama di studi concernenti il passaggio dal mondo romano a quello altomedievale e la conseguente formazione dell’Europa.

Questo è il tema centrale di un dibattito secolare, condotto soprattutto dalla ricerca storica, patristica e politico-economica, che solo nell’ultimo trentennio ha visto un apporto programmato dell’archeologia e la convergenza delle diverse discipline verso un unico obiettivo.

Lo studio delle società tardoantiche e altomedievali, nato in alcuni paesi a seguito di forti interessi politici e culturali di tipo romantico e nazionalistico, con il recente sviluppo quantitativo e qualitativo delle indagini archeologiche fornisce a sua volta nuove chiavi di lettura al tema della trasformazione.

Con la crescita ormai esponenziale dei casi sottoposti ad analisi, l’archeologia si sta mettendo in grado di completare e mettere in discussione i quadri tratteggiati dalla storiografia che, privati della dimensione materiale della storia, risultano senz’altro meno fondati e soprattutto meno attinenti a ciò che è stato realmente.

Accanto alle analisi delle fonti documentarie, letterarie ed epigrafiche, lo scavo di sepolture, di singole abitazioni, di villaggi, di fortificazioni, di organismi produttivi, gli interventi in molti contesti urbani e l’analisi di ampi territori, concorrono oggi ad alimentare la discussione su discontinuità o continuità nel passaggio fra antichità e medioevo.

Per spiegare la fine dell’Impero romano e i nuovi equilibri che tra VI e X secolo si erano venuti formando tra Mediterraneo ed Europa, gli storici hanno proposto differenti teorie.

La prima, basata sulla storia delle idee e della cultura, sostiene una continuità del mondo antico fino all’VIII secolo.

La seconda, recentemente ribadita da Ward Perkins, ritiene al contrario che gli eventi politico-militari e gli stanziamenti dei barbari abbiano provocato una fine della civilizzazione antica.

I continuisti portano avanti l’idea di una Tarda Antichità ininterrotta dal III secolo all’VIII secolo, “senza invocare una catastrofe e una decadenza”. Idee che hanno trovato un terreno fertile in Europa dove sono state usate, come rileva B. Ward Perkins (2005) “to elevate the Germanic peoples to the status of peaceful collaborators with thenative Romans”.

Per questo autore vi è un nesso tra la nuova interpretazione degli invasori come uomini di pace e il successo della Germania, fin dagli anni ’60, nel presentarsi con un’identità positiva dopo gli orrori del nazismo. Un’interpretazione della storia che prende come base il passato romano, ma lo trasforma in un’Europa post romana dominata dai Franchi, comuni antenatidi francesi e tedeschi, soddisfa molto di più una comunità centrata sulle stesse aree dell’impero carolingio: Strasburgo-Francoforte-Bruxelles.

Terminicome ‘crisi’ e ‘declino’ sono stati sostituiti da‘transizione’, ‘cambiamento’ e ‘trasformazione’, ma conclude Ward Perkind “I defend the right of historians to use difficult words like ‘civilisation’ and ‘crisis’; I have used decline… in his negative sense, very explicity, because I believe a great deal was lost with the end of ancient sophistication (p.182).

The end of the Roman West witnessed horrors and dislocation of a kind I sincerely hope never to have to live trough; and it destroyed a complex civilisation, throwing the inhabitants to a standard of living typical of prehistoric times.” (p. 183).

No ici collochiamo in questo secondo modello interpretativo e su queste linee rievocative ci muoviamo.

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Preparazione

Dire che il revocatore ideale sia uno storico o un archeologo sarebbe sicuramente riduttivo ed inesatto, di certo il rievocatore ideale hap erò conseguito (che sia secondo un iter accademico o attraverso lo studio autonomo) una solida base di competenze inerenti il suo periodo di riferimento. Una dicitura di questo genere lascerebbe però troppe incognite sulla qualità di tali nozioni, diciamo quindi che, pur nella completa libertà di critica e rilettura, il rievocatore ideale di E.M.A.i.A. deve prima essersi preparato su testi e ricerche riconosciute dal grosso della comunità scientifica e solo successivamente può permettersi di abbracciare teorie più o meno originali.

L’obiettivo è lasciare ovviamente libertà assoluta di pensiero, ma non nascondere sotto questa un’ignoranza grossolana e televisiva.

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Corredo

E.M.A.i.A.si occupa di Altomedioevo nel suo complesso, questo ovviamente fa si che le linee guida sui corredi non possano essere totalizzanti (e nemmeno lo vorremmo), sono necessarie però delle direttive minime su cui attestare i livello qualitativo indispensabile a poter sobbarcarsi l’onere di divulgare, senza rischiare di comunicare informazioni errate.

1.Materiali: i materiali debbono insindacabilmente essere compatibili con i ritrovamenti e/o con gli scambi coevi all’epoca diriferimento. In particolare debbono riferirsi a presenze e resti significativi, non quindi a ritrovamenti sporadici e per questo particolarmente esotici (a meno di non prefiggersi la completa ricostruzione di uno specifico corredo).

2.Realizzazione: archeologia sperimentale e rievocazione, pur cugine e amiche, non posso essere confuse, così come non possiamo domandare ad ogni membro del coordinamento di essersi tessuto personalmente gli abiti su un telaio verticale o di aver battuto all’incudine le armi che brandisce. L’auto realizzazione dei manufatti resta comunque una caratteristica fortemente incoraggiata da E.M.A.i.A. perché crediamo nella grande potenzialità gnosologica del “ricostruire”. Resta fermo il fatto che, a prescindere dalle tecniche e dal rigore utilizzato per realizzare un determinato oggetto, questo deve a colpo d’occhio non essere riconducibile a procedure moderne.

3.Interpretazione: il revocatore E.M.A.i.A deve essere in grado di utilizzare le nozioni acquisite per interpretare un ruolo, non in maniera stringente e alienante rispetto all’uditorio, ma partecipativa e dialogante, al fine di fornire uno spaccato comprensibile ma evocativo del contesto temporale.

4.Offerta Didattica: deve essere variegata e multiforme. Sia nelle forme, lezioni frontali, presenze nei musei, eventi a tema, ricostruzioni; sia nei contenuti, aspetto guerriero certo, ma anche e soprattutto artigianale, produttivo, culturale ed antropologico.

5.Trasparenza: ogni rievocatore E.M.A.i.A deve premurarsi, per quanto possibile, di mettere l’utente/visitatore in grado di ritrovare le fonti usate per la ricostruzione. Così come il buon ricercatore indica sempre la “bibliografa” scrivendo un libro o un articolo, così il rievocatore, con l’ausilio di riferimenti o supporti fisici dovrà dimostrare che dietro all’oggetto ricostruito o il gesto compiuto esiste una ricerca (storica, archeologica o sperimentale).

(3) – Codice deontologico del Rievocatore Altomedievale: principi fondamentali – secondo E.M.A.i.A.

0.Ambito di applicazione

0.1.Il Codice deontologico è un codice etico: esso impegna i rievocatori in quanto professionisti e non è un codice di norme giuridiche.

0.2.Il Codice deontologico rappresenta un primo mezzo per permettere, autonomamente ma al contempo coralmente, la definizione di uno standard comportamentale minimo per la figura del Rievocatore Altomedievale sul suolo nazionale.

0.3.Il Codice deontologico stabilisce i doveri dei Rievocatori Altomedievali nei confronti degli utenti e delle fonti di riferimento (intesi quindi come doveri verso  il dato storico ed archeologico, verso gli autori delle ricerche che ne permettono la fruibilità al revocatore stesso e conseguentemente la sua opera di divulgazione) e del ruolo che essi ricoprono.

0.4. Al Codice hanno l’obbligo diconformarsi gli associati all’E.M.A.i.A. , sul cui comportamentoesso funge da garanzia nei confronti di altri soggetti.

0.5.Il Codice si propone anche di costituire un orientamento per tutti i Rievocatori che operino nelle attività inerenti la ricostruzione, valorizzazione, divulgazione e promozione del patrimoniostorico-culturale altomedievale.

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1.Doveri verso gli utenti

1.1.I Rievocatori devono garantire agli utenti l’accesso a ricostruzioni, occasioni di Story Telling, approfondimentiscolastici, eventi di Living History e dimostrazioni di Archeologia sperimentale basate su solidi riferimenti accademici ( testi distudio in uso nei corsi universitari, articoli e pubblicistica di comprovata provenienza e qualità, fonti originali, etc).

1.2.Le informazioni fornite dai Rievocatori devono essere il più possibile complete e imparziali, non condizionate da opinioni e valori personali né da pressioni esterne.

1.3. I Rievocatori, fatte salve le occasioni di stretta immedesimazione nel ruolo, debbono sempre essere disponibili a fornire agli utenti informazioni sui documenti di riferimento alla base tanto delle ricostruzioni quanto della didattica.

1.4.L’operata dei Rievocatori è in primo luogo finalizzato alla presenza degli utenti/pubblico, secondo il principio che la conoscenza vada condivisa.

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2.Doveri verso le fonti

2.1.Il Rievocatore si impegna a sostenere un regime di “formazione permanente” per tutta la durata della sua attività, perseguendo il continuo miglioramento ed approfondimento delle conoscenze inerenti il suo campo d’azione.

2.2.Il Rievocatore si impegna a non banalizzare la materia, a non commercializzarla e a non rileggerla attraverso altri contestisocio/culturali solo perchè di maggior fascino sul pubblico (ad esempio sostituendo, nel campo della narrazione o della didattica antropologica, il pantheon di una popolazione con quello di un’altra, oppure forzando le dinamiche sociali perché si adeguino all’immaginario collettivo finendo così per fornire una rappresentazione stereotipata ed erronea del periodo ).

2.3.Il Rievocatore si impegna a mantenere pubbliche ed accessibili le fonti a cui fa riferimento al fine di instaurare un proficuo confronto dialettico con i colleghi.

2.4.Il Rievocatore si impegna a mantenere stretti contatti con il mondo museale ed accademico, riconoscendone l’imprescindibilità per raggiungere, mantenere ed implementare la qualità del proprio operato e la comprensione delle fonti di qualsiasi tipologia esse siano .

2.5. Il Rievocatore si impegna, di fronte alle fisiologiche lacune della ricerca storica ed archeologica, a proseguire il suo lavoro di ricostruzione in due modi:

a) tramite interpretazioni personali supportate da prove sperimentali;

b) attraverso l’utilizzo di ricostruzioni legate a contesti coevi (limitatamente ai casi in cui siano attestate e documentate relazioni economico-culturali significative con il contesto ricostruito diriferimento).

In entrambi i casi il Rievocatore si impegna ad esplicitare chiaramente la natura particolare di tali ricostruzioni dinanzi agli utenti.

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3.Doveri verso il ruolo

3.1.I Rievocatori devono essere consapevoli dell’utilità sociale del loro operato, e della finalità didattico/ divulgativa della stessa.

3.2.E’ dovere dei Rievocatori favorire il continuo dibattito e confronto fra colleghi, la messa in rete delle risorse e conoscenze, allo scopo di alzare il livello complessivo dello scenario rievocativo altomedievale in italia.

3.3.Il Rievocatore , oltre a solide basi storiche ed archeologiche per il suo periodo e campo d’interesse, ha altresì il dovere di impegnarsi nel continuo aggiornamento delle tecniche comunicative e didattiche, adattandole a contesti e mezzi differenti.

3.4.Il Rievocatore si impegna, compatibilmente con le sue esigenze materiali, a frequentare, corsi, seminari, conferenze,etc.

 

(4) –E.M.A.i.A. – Dichiarazione d’intenti
Swylce ic wæs on Eatule mid ælfwine,
se hæfde moncynnes, mine gefræge,
leohteste hond lofes to wyrcenne,
heortan unhneaweste hringa gedales,
beorhtra beaga, bearn Eadwines *

Le righe sovrastanti, tratte dal poema insulare del Widsith, in poche ,rapide pennellate riescono a descrivere l’esistenza di una Koinè epica (e parzialmente linguistica, se consideriamo la traduzione del Longobardo Albwin nel sassone Aelfwine) nell’Europa altomedievale, dall’Inghilterra Sassone all’ Italia Longobarda.

Lo scenario europeo che si propone l’impegnativo compito di rievocare, ricostruire e far conoscere questo splendido e fondamentale periodo storico (l’alto medioevo) ahinoi non gode della stessa koinè. Fino a pochi anni fa semplicemente l’Italia era tagliata fuori dal contesto continentale, tutta concentrata nel suo basso medioevo comunale. Negli ultimi anni , poco più di un lustro,in questo scenario prima qualcosa ha iniziato a muoversi e poi , improvvisamente, abbiamo assistito alla fioritura di realtà di ogni tipo.

E.M.A.i.A. si propone , tramite validi pareri scientifici, solide occasioni di crescita ed inflessibili parametri qualitativi, di spingere la scena locale ad imitare e raggiungere l’omologa Europea.
Questa pagina FB è la prima dimostrazione ufficiale della nostra esistenza e la prima dichiarazione d’intenti pubblica del nostro operato. Ad essa si aggiungeranno, nel più breve tempo possibile: un comitato scientifico composto da figure istituzionali, una scheda o iter di accettazione dei richiedenti ed infine uno statuto definitivo (l’attuale, già apprezzato dai membri fondatori, si predisporrà a possibili modifiche una volta definito nei particolari il comitato scientifico). Allo stato delle cose sottoponiamo alla vostra attenzione i documenti già presenti su questa pagina , attendendo il completamento degli altri e la pubblicazione del sito web in costruzione.

Sappiamo bene che la strada che ci siamo scelti sarà lunga ed irta di difficoltà e malcontenti, per questo ringraziamo già da ora chi deciderà di accompagnarci e non biasimiamo chi scegli area di restare indietro.

Direttivo E.M.A.i.A.
25/11/2014

*Widsith l.70-4.
“Fui anche in Italia con Aelfwine :
lui che fra gli uomini, come ho sentito , aveva
la mano più pronta a compiere atti degni di fama ,
ed il cuore più generoso nel donare anelli e
brillanti bracciali , il figlio di Eadwine .”

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